Il dispositivo di memorizzazione che in italiano chiamiamo anche “chiavetta” o “chiave USB” in inglese viene solitamente definito con altri tre termini, ovvero pendrive, thumb drive o memory stick, anche se il termine tecnico inglese più esatto è USB flash drive, dove USB indica il tipo di connettore, il termine flash il tipo di memoria e la parola drive l’unità di lettura/scrittura che la utilizza. Innegabilmente i termini pen, thumb e stick, che significano rispettivamente penna, pollice e bastoncino, fanno riferimento alle dimensioni compatte dell’unità che contiene l’elettronica del dispositivo, spesso realizzata in plastica o metallo (ma a volte anche in legno o gomma). Il termine “chiavetta” o “chiave”, invece, è un riferimento errato all’uso che si faceva di speciali dispositivi USB (e in precedenza su porta seriale, parallela o joystick) per proteggere software con licenza commerciale dalle copie illegali (la presenza di tali dispositivi “certificava” l’originalità del software, essendo inclusi nella confezione originale). Riguardo, infine, all’uso del maschile o del femminile per il comunissimo termine pendrive, diciamo che per quanto il primo sia ancora molto comune, il secondo fa riferimento all’unità di lettura/scrittura (drive) oltre che alla definizione di ‘penna’, e in quanto tale sarebbe più corretto.
Categoria FAQ: 3.2.3
Che cos’è un’unità flash (drive)?
Per comprendere la definizione di unità flash o flash drive, bisogna prima di tutto partire dal termine drive, che ha sempre indicato la meccanica dietro ai dischi (fissi e mobili) utilizzati per memorizzare i dati nei computer. Drive, infatti, indica l’hardware che “controlla” una memoria di massa e ne permette la lettura e scrittura, agendo su un supporto magnetico, ottico oppure elettronico a seconda delle tecnologie. Nel primo e nel terzo caso l’unità è basata su una meccanica dove un motore controlla sia la rotazione del disco (o del nastro) sia quella della testina che si occupa di leggere e scrivere i dati sul supporto. Nel caso di un’unità basata su tecnologia flash, invece, trattandosi di una tecnologia interamente elettronica non esistono supporti in quanto tali (sostituiti da chip) né parti meccaniche. Delle unità flash (o flash drive, vedi foto in basso) fanno quindi parte i dischi SSD (Solid State Drive), ma anche le unità di lettura/scrittura per schede di memoria (attualmente microSD, vedi foto in basso) e i circuiti di controllo all’interno di qualsiasi pendrive. Le memorie contenute in questi dispositivi, infatti, vengono dette memorie flash, e sono unità di memoria a stato solido con tecnologia NAND. Anche se potete approfondire direttamente dai link associati ai vari termini del testo appena letto, vi riporto qui di seguito, dopo le foto di esempio, alcune risorse aggiuntive che possono rappresentare ulteriore documentazione, nel caso ne aveste bisogno.
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Quali memorie di massa posso usare con un dispositivo mobile (slot interni e OTG)?
Normalmente, i tablet e gli smartphone possono essere dotati di uno “slot”, ovvero un alloggiamento, in grado di ospitare le moderne schede di memoria micro SD. Questo alloggiamento in alcuni casi è condiviso con quello per le SIM, mentre in altri casi è indipendente, quindi è importante consultare bene la scheda tecnica con le caratteristiche di un dispositivo mobile prima dell’acquisto e porre le domande giuste al rivenditore per essere certi di non avere brutte sorprese in tal senso. Se il dispositivo mobile è dotato di una porta USB di tipo OTG (ovvero aderente al cosiddetto standard USB On-The-Go), possiamo ovviamente collegare un pendrive come facciamo di solito con il computer (riguardo ai vantaggi dell’OTG trovate diversi approfondimenti nei link sotto le foto di esempio), eventualmente utilizzando un adattatore se non abbiamo a disposizione un pendrive già compatibile con il connettore USB (micro o tipo C), e di alimentazione, del dispositivo (nelle foto qui sotto potete vedere sia un pendrive già compatibile con un connettore USB tipo C, sia un adattatore per lo stesso tipo di porta).
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Che rapporto c’è fra l’hard disk e la memoria RAM?
Prima di rispondere a una domanda come questa è importante chiarire il concetto di cache. Questo termine ha sempre indicato, in informatica, una memoria “cuscinetto” che ha il compito di conservare dati cui si accede più di frequente, in modo da coadiuvare la memoria principale. La memoria cache può essere abbinata alla RAM, alla CPU oppure al disco fisso, o persino a un software applicativo come il browser. Quando facciamo riferimento al rapporto fra memoria RAM e disco fisso, tuttavia, il compito della cache è soprattutto quello di ampliare la memoria a disposizione del sistema operativo soprattutto se la RAM non è molto capiente. In questo caso una parte del disco fisso sarà utilizzata come “spazio temporaneo” per ciò che il sistema operativo deve gestire, il che lascia anche capire quando può essere vantaggioso avere a disposizione un disco SSD invece di un hard disk tradizionale. Qui di seguito trovate una serie di risorse su cui approfondire questo interessante aspetto, nel caso vi avesse incuriosito.
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Si possono migliorare le prestazioni di un computer sostituendo un hard disk tradizionale con un SSD?
La risposta alla domanda è sicuramente sì, e i motivi sono diversi, come potrete scoprire consultando le risorse di approfondimento che trovate elencate qui sotto. Principalmente si tratta di un miglioramento nell’accesso ai file sul disco e la loro organizzazione, ma l’assenza di parti meccaniche riduce anche le possibilità di guasti, sebbene gli SSD non siano eterni (come avrete potuto leggere negli approfondimenti delle altre FAQ su questo argomento, che vi consiglio di consultare). Il costo dei dischi SSD, inoltre, si è ridimensionato e oggi è possibile acquistarne anche con capacità maggiori, per esempio 512GB, e più consone alla maggior parte delle abitudini d’uso di un computer.
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In cosa differisce un hard disk tradizionale da un SSD?
A grandi linee, la differenza fra un disco fisso tradizionale (hard disk) e un moderno disco fisso a stato solido (SSD) è la modalità di costruzione e di accesso ai dati, in quanto il primo è basato su un disco metallico ricoperto da materiale magnetico sul quale una testina, mossa da un motore, si sposta per leggere e scrivere i dati, mentre nel secondo i dati vengono letti e scritti in un circuito elettronico, il che garantisce una maggiore densità rispetto alle dimensioni del componente e una maggiore velocità di accesso. Sotto le due immagini di esempio, trovate alcuni articoli e video nel caso vogliate approfondire questo interessante e importante (anche dal punto di vista pratico) argomento.
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Come si sono evolute le memorie di massa?
Le memorie di massa, ovvero quelle memorie in cui si usa archiviare il software (sistemi operativi, programmi applicativi e dati), nel corso dei decenni si sono evolute passando dai nastri magnetici ai dischi (senza dimenticare le schede perforate, che furono le primissime memorie di massa in assoluto), e da questi ultimi alle memorie di massa elettroniche a stato solido, i moderni SSD (sigla che sta, appunto, per solid state disk) e le schede micro SD, versioni ultracompatte delle precedenti SD (sigla che sta per Secure Digital). Negli articoli e nei video che trovate qui di seguito potrete approfondire il concetto di memoria di massa e ripercorrere l’evoluzione di questo importante elemento del mondo informatico e tecnologico in generale.
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